Notre-Dame In Fiamme
Notre-Dame in fiamme, film diretto da Jean-Jacques Annaud, è un racconto delle 24 ore antecedenti la mattina del 16 aprile 2019, quando le fiamme sulla cattedrale di Notre-Dame hanno smesso di bruciare. Il film ripercorre la lunga notte, nella quale uno dei simboli di Parigi è stato divorato dal fuoco, mentre i servizi di emergenza, avvertiti troppo tardi, hanno dovuto combattere l'enorme incendio.Tante gli ostacoli durante il salvataggio della cattedrale, a partire dallo spostare uomini e attrezzature attraverso le strade trafficate di Parigi, senza contare la folla di curiosi che si era riunita nei pressi dell'edificio. Chi ha dovuto combattere questo fuoco si è ritrovato travolto dalle difficoltà, ma alla fine è riuscito comunque a sconfiggerlo con grande coraggio.
Notre-Dame in fiamme
"Tutto è vero senza che niente sembri verosimile". La frase di Antoine Rivaroli apre la recensione di Notre-Dame in fiamme come apre il nuovo film di Jean-Jacques Annaud, in uscita al cinema dal 28 marzo e su Sky Cinema e NOW dal 15 aprile. Il film racconta le 24 ore che precedono la mattina del 16 aprile 2019, quando finalmente l'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame è stato dichiarato sotto controllo. Ed è una frase che può aver senso se pensiamo al tipo di film che, con rigore e passione, Annaud ha cercato di fare. Notre-Dame in fiamme, mescolando immagini di repertorio e film di finzione, prova a ricostruire le ore dell'incendio di Parigi come se la troupe fosse lì a girare in quei precisi momenti. Il risultato è sorprendente e a tratti commovente: in un film verità girato come un reportage giornalistico non manca la poesia.
Un ragazzo di origine africana suona timidamente alla porta della sacrestia di Notre-Dame. È il suo primo giorno di lavoro, e dovrà occuparsi degli allarmi antincendio. Nel frattempo vediamo arrivare gli operai che stanno lavorando alla ristrutturazione del tetto, i turisti e le guide che illustrano loro la storia e le opere d'arte della cattedrale, i fedeli, tra cui una mamma e una bambina che vuole accendere una candela alla Madonna, arrivare per la messa del Lunedì dell'Angelo. Qualcosa va storto: un filo elettrico sembra fare contatto, qualcosa prende fuoco, ma l'allarme, inizialmente, viene ignorato. Quando scattano i soccorsi, l'incendio è scoppiato e le fiamme divampano su tutto il tetto della Cattedrale.
Jean-Jacques Annaud è sempre stato un maestro a muoversi tra realtà e finzione, tra scritto e non scritto, tra documentario e cinema. Pensiamo ai suoi film come L'orso e Due fratelli, girati con degli animali, e quindi non recitati, ma appassionanti come se in scena ci fossero dei grandi attori. In Notre-Dame in fiamme Annaud segue tanti singoli personaggi sulla scena, in un racconto corale sul modello di tanti film americani ambientati in scene di catastrofi collettive. Qui, però, a differenza di quel tipo di cinema, non c'è un vero protagonista che catalizza l'attenzione e rappresenta un punto di vista, ma tutti i personaggi sono sullo stesso piano, da Emmanuel Macron all'ultimo assunto nello staff della sicurezza della Cattedrale. Una scelta molto democratica. A differenza di un certo cinema americano, inoltre, Annaud non segue i personaggi dall'inizio della loro giornata a fine della vicenda, ma li fa entrare in scena e li fa agire solo nel momento in cui sono funzionali al racconto d'insieme. Quella bambina, però, ce la farà vedere fino al finale, per dare un tocco di commozione in più a una storia che vuole essere la cronaca dell'accaduto, ma pian piano si riempie di molti significati.
Con Notre-Dame in fiamme Annaud cerca di ricreare, sia nella sostanza che nella forma, la verità del documentario, del reportage giornalistico. Non ricerca, se non in alcuni, riusciti, momenti, l'immagine cinematografica, artistica, la sequenza ad effetto, ma cerca l'immagine che colga l'azione, che sia vibrante, realistica. E, appunto, verosimile, come recita la frase che apre il film, e non reale, perché quella non è stata possibile coglierla in quell'attimo. Ma, accanto al verosimile, c'è anche il vero. Guardate come usa lo split screen in alcune sequenze. Da un lato è per unire il campo e il controcampo, per mostrare contemporaneamente la tragedia dove avviene, ma anche per coglierla negli occhi di chi guarda, dall'altra parte della Senna. Ma in quello schermo diviso in due riesce anche a riunire l'immagine di repertorio, quella colta dalle telecamere in quei momenti, e - per fortuna - irripetibile, e quella della ricostruzione filmata, girata con uno stile - fotografia, inquadrature, montaggio - che sia simile a quello delle riprese giornalistiche dal vivo. In modo che i due aspetti, vero e verosimile, si fondino e diventino un tutt'uno. È in questo modo, accostando le due immagini, che Annaud prova a dare il senso di verità, la dignità del reale anche alla finzione.
Notre-Dame in fiamme è così, è un film vibrante, carico di suspense, è adrenalina, è azione pura. È orchestrato come se fosse la sintesi di una diretta televisiva di 24 ore, con l'idea di andare lì, dentro ai fatti, dove la diretta non può andare. Ma in realtà è molto di più. Ci sono sottotesti che, senza alcun commento o sottolineatura, escono dalle immagini e dell'azione. C'è il rimpianto per non essere riusciti ad evitare il disastro e a intervenire prima. C'è il senso della fatalità, di una tragedia senza un vero colpevole. E c'è il dolore enorme nel vedere soffrire e morire l'arte, proprio colei che è la testimonianza del nostro sentire e del nostro essere umani. Proprio colei che dovrebbe elevare l'animo umano, curarlo, e che a volte invece non riusciamo a curare, a proteggere. L'impresa di salvare le opere d'arte, riuscita, è una delle cose più emozionanti di questa storia, ed è la nota di speranza più forte che esce dal film. C'è infine, nell'impegno con cui vengono salvate le reliquie, il senso dell'importanza dei simboli, per chi ha fede in Dio, ma anche per chi ha fede nell'Arte e nella Storia.
E in tutto questo rincorrersi di immagini di fuoco, di acqua, di crolli, di pompieri e di addetti alla sicurezza, c'è un'immagine forte, quella di chi sta fermo. L'immagine della Madonna, della Notre-Dame a cui è intitolata la cattedrale, la statua di marmo, che assiste impassibile al disastro. Ma poi quella Madonna la vediamo piangere: non c'è nessun miracolo, sono le gocce dell'acqua che i pompieri stanno lanciando senza sosta per spegnere le fiamme che si posano per un attimo sul suo volto. E che ci fanno pensare che la Nostra Signora abbia fatto qualcosa per salvare, almeno in parte, la cattedrale. Quella bambina le aveva acceso una candelina, con un cuore messo apposta per lei. E sembra che la Madonna l'abbia ascoltata. È da questi particolari che si capisce quando è un grande film.
Nella recensione di Notre-Dame in fiamme vi abbiamo parlato di un film che, mescolando immagini di repertorio e di finzione, prova a ricostruire le ore dell'incendio di Parigi come se la troupe fosse lì a girare in quei precisi momenti. Il risultato è sorprendente e commovente: in un film verità girato come un reportage giornalistico non manca la poesia.
Le riprese di Notre Dame in fiamme sono iniziate a marzo dello scorso anno e sono durate quattro mesi. Annaud ha usato la cattedrale di Sens e quella di Bourges, molto simile a Notre Dame e ha potuto girare anche sul sagrato della vera Notre Dame. Una delle sequenze più impressionanti del film è il crollo della guglia e poi della volta, girata in studio alla Citè du Cinèma.
Un vasto incendio è in corso nella Cattedrale di Notre-Dame di Parigi che è stata immediatamente evacuata ed è stata isolata come tutta l'area dell'Ile-de-la Cité. Sul posto è arrivato anche il presidente francese, Emmanuel Macron che su Twitter ha scritto: "Brucia una parte di noi. Notre-Dame in fiamme. Emozione di un'intera nazione. Un pensiero per tutti i cattolici e per tutti i francesi. Come tutti i nostri compatrioti, sono triste stasera nel vedere questa parte di noi che brucia".
Nel frattempo la guglia centrale è crollata, distrutta dalle fiamme che l'hanno avvolta. La guglia, come emerge dai video postati dagli utenti su Twitter, è caduta dal lato sinistro. Collocata a un'altezza di 92 metri, fu realizzata nel 1860 dall'architetto Viollet-le-Duc nell'ambito della vasta ristrutturazione seguita alla Rivoluzione.
La scarsa attenzione per le misure di sicurezza e le cattive condizioni in cui vertevano gli ambienti della cattedrale di Notre-Dame costituirono le circostanze favorevoli a determinare un incendio. Ma vi furono anche altri sorprendenti elementi che consentirono alle fiamme di divampare indisturbate per ore sul tetto.
Prima il traffico cittadino e la folla assiepata nei pressi della cattedrale ritardano considerevolmente il loro intervento, e successivamente una serie di imprevisti dovuti alle cattive condizioni della struttura, non solo impediscono le operazioni di contenimento delle fiamme, ma mettono la vita stessa dei pompieri in serio pericolo.
Notre Dame in fiamme mescola il genere documentario al thriller. A Jean-Jaques Annaud piace sperimentare, come ha fatto quando ha portato sul grande schermo il romanzo di Umberto Eco: prima di allora non era mai stato realizzato un giallo ambientato nel Medioevo e in un monastero.
A tre anni dal giorno in cui un terribile incendio distrusse la cattedrale simbolo di Parigi ,(era il 15 aprile del 2019) arriva su Sky, e in streaming su NOW, Notre-Dame in fiamme di Jean-Jacques Annaud, kolossal francese girato in IMAX. Prodotto dalla Pathè di Jerome Seydoux e TF1 Film Production assieme alla italiana Wildside, società del gruppo Fremantle, e distribuito da Vision distribution.
Ricalcando gli stilemi di questi instant-movie con Mark Whalberg, Annaud decide di raccontare le 24 ore che precedono la mattina del 16 aprile 2019, quando le fiamme sulla cattedrale di Notre-Dame hanno smesso di bruciare, adottando uno stile cronachistico corredato da una serie di didascalie recanti il timing dei fatti. 041b061a72